Ad oggi uno dei casi che maggiormente interessa la nostra società, è quello degli Hikikomori, dal giapponese “stare in disparte”. Ma vediamo nel dettaglio di cosa stiamo parlando.
Il fenomeno dell’isolamento sociale volontario nasce negli anni Novanta in Giappone, dove prende il nome di sindrome di Hikikomori, termine giapponese che indica lo “stare in disparte”. Nel 2016 la popolazione giapponese coinvolta corrisponde a 541.000 individui nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 39 anni. Lo stesso anno, il Ministero della salute giapponese, ha pubblicato le linee guida su questa condizione, evidenziando come riconoscere un Hikikomori e le possibili cure. Se inizialmente si pensava che questo disturbo fosse limitato solo ed esclusivamente all’area geografica del Giappone, con il tempo si è rilevato che si tratta in realtà di una difficoltà che accomuna tutte le civiltà sviluppate del mondo occidentale.
Secondo ricerche, il fenomeno si verifica soprattutto dai 14 anni in poi, ma tende a diventare cronico e, proprio per questo, si può riscontrare anche negli adulti; possiamo inoltre notare che i giovani più colpiti sono maschi (rapporto 4:1).
Quali sono le cause?
Secondo lo psicologo Marco Crepaldi, il fondatore dell’associazione Hikikomori Italia: <<Alla base di questa condizione c’è un disagio adattivo sociale. I giovani, che sperimentano una forte ansia sociale, faticano a relazionarsi con i coetanei e ad adattarsi alla società. Sono spesso ragazzi molto intelligenti, con un elevato QI, ma di carattere molto introverso e introspettivo, sensibili e inibiti socialmente, convinti di stare meglio da soli, lontani da tutti>>.
Ma, in generale, possiamo dividere i fattori che causano questa condizione in tre categorie:
- individuali
- familiari
- sociali
-Riguardo agli aspetti individuali, gli hikikomori risultano essere persone con una spiccata introversione, che nelle relazioni sociali possono provare vergogna e paura di non sentirsi all’altezza.
-I fattori familiari sono diversi. Le cause possono essere legate, per esempio: al tipo di attaccamento; familiarità con disturbi mentali; dinamiche familiari disfunzionali, come la scarsa comunicazione; maltrattamenti o abusi familiari.
-Alle difficoltà che scaturiscono da questi elementi, si aggiungono poi quelle provocate dal contesto sociale, come: i cambiamenti economici; una maggiore solitudine collettiva causata dalla diffusione massiccia dei social media e dalla vita digitale; le esperienze traumatiche provocate da episodi di bullismo a scuola.
Che conseguenze ha la sindrome di Hikikomori sulla vita dell’adolescente?
Il non voler uscire di casa può provocare: l’inversione del ritmo sonno-veglia e disturbi del sonno; depressione; fobia sociale o altri disturbi d’ansia; lo sviluppo di una dipendenza patologica, come la dipendenza dai social network.
Dipendenza da internet e isolamento sociale sono strettamente collegati, perché le piattaforme digitali vengono utilizzate dall’Hikikomori come unico contatto con l’esterno, ma anche come semplice passatempo. Bisogna ricordare, però, che la dipendenza da internet è una patologia a sé stante e non tutte le persone che ne soffrono poi diventano Hikikomori.
La sindrome degli Hikikomori e la terapia psicologica
La psicologia viene in aiuto sia che si tratti di un’esperienza vissuta in prima persona (anche se raramente un Hikikomori si rivolge spontaneamente a un terapeuta), sia che il supporto sia necessario per i genitori e la famiglia che, spesso, non sa come comportarsi con un ragazzo con diagnosi di hikikomori.
Gli psicologi esperti in sindrome di Hikikomori potranno lavorare per indagare le cause, valutando i sintomi e analizzando i comportamenti della persona, il contesto in cui vive e i possibili disagi che esso può causare. Una terapia psicologica per la sindrome di Hikikomori potrà essere svolta sia con uno psicologo a domicilio che con la psicoterapia online. In alcuni casi, insieme alla psicoterapia, l’Hikikomori potrà ricevere anche una terapia farmacologica, prescritta dallo psichiatra.
Roberta Fiorilli 2C