Lo spettacolo “Donne e mafia”, a cura di Simonetta De Nichilo, con Eleonora Belcamino, Chiara Carpentieri, Viviana Picariello, Tiziana Santercole e Roberta Sciortino; ha debuttato al Liceo Chris Cappell College di Anzio, mercoledì 22 febbraio 2023, con due repliche in presenza.
Lo spettacolo è stato seguito anche direttamente in classe da alcune studentesse e studenti con la piattaforma 3CX Web Meeting del Centro Studi Pio La Torre di Palermo.
Voci di donne, di ragazze, di madri che raccontano le loro storie e ci trasportano in un viaggio nel tempo e nei luoghi che hanno visto la nascita e lo sviluppo del fenomeno mafioso.
‘’Donne e Mafia’’ usa la struttura della tragedia greca, e poi piano piano lo spettatore viene trasportato fino ai nostri giorni.
La rappresentazione di queste storie ci fa capire che la mafia non è un fenomeno situato in un tempo e un luogo lontano ma è oggi e qui. ‘’La mafia esiste è in mezzo a noi, dentro di noi.’’
Nella prima parte parlano le donne che hanno rotto il silenzio, madri, sorelle e figlie che da vestali del “disvalore” si trasformano in donne che si ribellano alla cultura mafiosa: forti, fiere ma anche fragili: Serafina Battaglia (1962), Michela Buscemi (1985) Rita Atria (1992) e Maria Concetta Cacciola (2011). Nella seconda parte invece parlano le donne che hanno vissuto accanto a uomini che hanno lottato contro il potere mafioso e sono diventate instancabili promotrici della cultura della legalità̀: Saveria Antiochia, Rosaria Costa e Lucia Borsellino.
Le voci di queste donne raccontano che la mafia non è un’organizzazione criminale e basta. “Mafia è organizzazione del pensiero” ed è un modo sbagliato di rispondere a violenza con violenza. Mafia è chiudere speranza e prospettive. Mafia è spirale, che ti convince che tutto è così, che sempre è così, che ogni volta sarà così.
Lo spettacolo vuole essere un invito alla consapevolezza. Ognuno di noi può contribuire, nel ruolo che riveste, a indebolire la mentalità di cui si nutre la mafia.
Un’opera, intensa ed appassionata, interpretata con maestria e passione dalla compagnia teatrale Crea. La regia di Simonetta De Nichilo, capace di gestire al meglio l’essenza corale dell’opera, esalta un testo difficile e toccante.
Il Dibattito
I relatori Simonetta De Nichilo dell’Associazione Culturale Crea , Alessandro Magliozzi di Reti di Giustizia di Aprilia, il Tenente dei Carabinieri Antonio Preti, la dirigente dott.ssa Daniela Pittiglio e i docenti del Liceo Chris Cappell College prof. Antonio Marano, referente dell’iniziativa, la prof.ssa C. Visconti, referente di Educazione Civica e i docenti accompagnatori delle classi in Aula magna e, in collegamento da remoto il Presidente emerito del Centro Studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco, e il tecnico della piattaforma 3 CX, sig. Giovanni Basile si sono poi intrattenuti con le domande degli studenti e delle studentesse, proposte prima dello spettacolo teatrale, su spunti dall’abstract “Donne e mafia di Pietro Grasso”, un’intervista dello stesso magistrato a RAI- Storia-Cultura mentre quelle durante il dibattito sono state frutto della visione dello spettacolo teatrale.
L’intervento del presidente Lo Monaco, in risposta alle numerose domande pervenute dagli studenti, ha visto un rapido excursus storico del fenomeno mafioso fin dai primi dell’Ottocento, evidenziando una straordinaria capacità di adattamento ai tempi.
Come ricordava Paolo Borsellino, “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra, o si mettono d’accordo”. Falcone diceva che “alla mafia i problemi politici non interessano finché non si sente direttamente minacciata nel suo potere o nel suo guadagno”. Le basta far eleggere amministratori o politici “amici” o far eleggere membri dell’organizzazione, creando una sorta di simbiosi tra le organizzazioni criminali ed i politici, con ambedue parti che cercano un vantaggio da questa relazione. Il Codice d’onore di Cosa Nostra ha lasciato alle donne un ruolo essenzialmente domestico, familiare, mantenendo la fedeltà al clan. Col tempo le donne hanno assunto tre diversi ruoli: vi sono quelle devote a Cosa Nostra, quelle che sono organiche dell’organizzazione oppure quelle donne ribelli alla mafia. Già da bambine, imparavano il rispetto per i parenti maschi ed a concedersi in matrimoni combinati per il bene del clan e delle sue alleanze. Le donne hanno un ruolo organico fin quando svolgono un’azione di favoreggiamento e di aiuto all’organizzazione. Finché non entrò in vigore la legge Rognoni-La Torre, i beni dei parenti e mariti mafiosi venivano intestati a loro stesse.
Nello spettacolo è riprodotta la storia di Rita Atri, ragazza non ancora maggiorenne che dopo la morte del padre e fratello decide di rivolgersi alla giustizia ed ha come interlocutore il giudice Borsellino, e con la morte di quest’ultimo decide di togliersi la vita buttandosi dal proprio balcone. Grazie al suo diario venne istituita l’idea di testimoni di giustizia.
Un esempio illuminante è Filippa Spatola, che vide morire il marito, due zii, due cugini e il figlio di sedici anni al quale hanno anche tagliato un braccio. Dopo tutti quei lutti decide di scrivere al Giornale di Sicilia una lettera per cercare di far aprire gli occhi a quelle donne che si nascondono perché omertose.
La legge Rognoni – La Torre ha introdotto il reato di associazione di stampo mafioso, e specifica come la mafia è un’organizzazione che ha un rapporto organico con il paese e la sua dirigenza. Il cambio del modello della legge è dovuto alla nascita di un complesso di regole realizzata in base alle esperienze.
Con ciò si introduce una nuova figura di reato: “associazione a delinquere di stampo mafioso”. Questo significa che quando tre o più individui si uniscono con l’intento di commettere una serie di reati, avvalendosi della forza dell’intimidazione e della condizione di omertà, compiono questo tipo di reato. A seguito dell’ intervento della prof.ssa Visconti, referente di educazione civica, alla domanda su cosa potessimo fare per combattere la mafia, la risposta degli studenti è stata che per sconfiggere un’associazione così grande come la mafia “dobbiamo unirci e sin da bambini dobbiamo essere sensibilizzati verso questa tematica, dobbiamo denunciare all’istante ogni avvenimento di tipo mafioso e non rimanere in silenzio davanti a nulla. Sono i giovani il futuro e dobbiamo sempre di più aprire la mente per far sì che eventi come la strage di Via D’Amelio, la strage di Capaci e tante altre non si commettono mai più”.
Giada Belleudi, Samuele Caruso e Laura Tufi (2 As)